P. Levi - I sommersi e i salvati
Primo Levi - I sommersi e i salvati
Bisognerebbe leggerlo e rileggerlo a intervalli regolari, Primo Levi, e obbligare a leggerlo tutti! Perché conoscere e ricordare fin dove può spingersi l’uomo quando sceglie di essere carnefice è un dovere ineludibile. Con il distacco e la lucidità resa possibile dal tempo (è del 1986) Levi racconta ciò che Auschwitz è stato: un sistema organizzato di sterminio, sostenuto dall’ideologia, capillarmente messo in atto, che funzionò come una macchina perfetta. Non c’è odio, in queste pagine, ma non c’è (non può esserci) perdono.
C’è piuttosto l’analisi spietata del male, che non appartenne solo ai carnefici, bensi si impossessò anche delle vittime tramutandole spesso in aguzzìni dei propri stessi compagni di prigionia. E c’è poi la fatica di vivere di chi ce l’ha fatta, dei sopravvissuti, che non è solo la colpa di essere vivo mentre gli altri, quasi tutti gli altri, sono morti in quel modo orribile: è anche la vergogna di aver abdicato alla natura umana, per fame, per bisogno, di essere regredito a un livello pre-umano nel quale l’unica cosa che conta è sopravvivere, null’altro. È infine un libro che risponde a tante domande che molti di noi venuti dopo si sono posti: perché non vi siete ribellati, eravate tanti; perché non siete scappati; perché non ve ne siete andati prima che iniziassero le deportazioni; e come è potuto succedere che un intero popolo si lasciasse incantare da un omuncolo che ora appare perfino ridicolo? Levi ha la risposta per ognuna di queste domande. E scrive per raccontare, certo, per testimoniare, ma scrive soprattutto per parlare al popolo tedesco, per costringerlo a guardare in faccia (e assumersene almeno in parte la responsabilità) ciò che è stato compiuto in suo nome, con la sua complicità, con la sua connivenza, con la sua indifferenza. L’indifferenza che anche per Liliana Segre è la colpa più grave. È un libro essenziale questo: perché non conoscere non si può, perché ricordare e raccontare è dovere morale, perché sapere è l’unico modo per riconoscere i segni e fare in modo che non accada mai più “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo”. Se Auschwitz è esistito, allora il male assoluto esiste e non può esistere un Dio. “C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo”.